“Ora ascolta - disse il pavone - e fa tesoro, menar vanto di qualcosa che si ha, come fece il bel Narciso di se stesso, non è certo segno di virtù e sapienza.”
La volpe nulla disse, e con animo tranquillo s’apprestò ad ascoltare, limitandosi a pensare ciò che non trovò forza di dire.
“Parli solo per invidia – pensò – la mia coda è e resta la più bella che ci sia!”
Fu allora che dalle acque del laghetto, dimenando a pelo d’acqua la sua lunga coda, apparve un coccodrillo.
Con quell’aria animata
Sembra quasi una questione
Lunga assai da dipanar..
Se volete un mio consiglio
Prima ancora di parlare
State attenti a mascherare
Quella vostra vanità!
Già vi salva che ho mangiato
Quattro anatre, e un ranocchio
Poi un paio di salmoni
Devo dir che eran buoni.
Se così non fosse stato
Ora già v’avrei mangiato
Quindi fatemi il favore
E non fatemi arrabbiar...
“Di che state discutendo voi due” prese a dire spalancando le fauci mentre usciva dall’acqua prendendo posto in mezzo loro.
“Di bellezza, e di code!” – fece la volpe saltellando di qua e di là dimenando la sua coda con la sua solita vanità.
“Di code e di bellezza!” – ribadì agitando la sua coda il coccodrillo schiaffeggiando l’acqua “Non è di certo la bellezza che conta in una coda.. ma la forza!” E giù un altro colpo a schizzar d’acqua da tutte le parti.
“E buon per voi che ho già fatto colazione, altrimenti già avrei deciso la questione che tanto v’agita”.
Richiuse le fauci con un secco rumor di denti che a sentirlo bene, chiunque con un briciolo di senno a gambe levate se ne sarebbe di già scappato.
“Fate dire a me allora e abbiate pazienza d’ascoltar con attenzione ciò che ho da raccontar” – fece il pavone apprestandosi a riprendere il racconto.
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